Con le montagne sempre più affollate di turisti, gli animali selvatici cambiano le proprie abitudini e diventano notturni. A dirlo uno studio condotto dal Museo delle scienze di Trento e dall'Università di Firenze. Lo studio ha utilizzato 60 fototrappole ogni estate dal 2015 in un’area delle Dolomiti del Trentino occidentale molto frequentata da escursionisti. Oltre 500mila le foto raccolte in 7 anni di ricerca. Sono 8 le specie considerate (orso, cervo, camoscio, capriolo, tasso, volpe, lepre e faina). La risposta comportamentale degli animali selvatici alla presenza umana è chiara: nelle zone più frequentate dall'essere umano gli animali diventano più notturni per diminuire la probabilità di incontrare persone. Non solo, le specie di maggiori dimensioni, come l’orso, il cervo e il camoscio, tendono ad evitare di frequentare le zone in cui il passaggio umano è più intenso. Se questi comportamenti – secondo i ricercatori – possono essere un segnale incoraggiante per la convivenza uomo-fauna selvatica, hanno però anche un potenziale costo per gli animali in termini di maggiori difficoltà di movimento, una regolazione non ottimale della temperatura corporea, l’utilizzo di aree meno produttive per le risorse alimentari. Un monito quindi per l'uomo: se, da parte degli animali, c'è l’impegno a evitare il contatto, ora sta anche a noi fare attenzione, evitando di frequentare alcune aree dei parchi naturali nei periodi dell’anno più delicati per la fauna.
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